Iniziative ed Eventi
MENO RIFIUTI - PIU' RISORSE in 10 mosse
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Meno Rifiuti Piu' Risorse in 10 mosse è una campagna a lungo termine lanciata nel 2012 con il claim Meno Rifiuti più Benessere in collaborazione con Italia Nostra e Adiconsum. L’iniziativa è rivolta al mondo della produzione e della distribuzione che viene invitato a compiere 10 azioni per alleggerire l’impatto ambientale degli imballaggi e promuovere soluzioni e prodotti riutilizzabili, invece che usa e getta. L’invito a sottoscrivere un proprio impegno rispetto alle 10 mosse, e/o a rendere noti progetti e tabelle di marcia inerenti la riduzione dell’impatto aziendale complessivo, è rivolto ai referenti delle aziende leader dei prodotti di largo consumo e alle insegne della Distribuzione Organizzata. Vai alla pagina dell'inziativa>>
Primo Piano
Il deposito su cauzione guadagna terreno in Australia (giugno '16)
Lo stato più popoloso dell’Australia, il New South Wales (NSW) – che ospita la più grande città australiana, Sydney – lancerà un programma di deposito su cauzione (CDS- Container Deposit Scheme) per i contenitori di bevande a partire dal luglio 2017.
L’annuncio è stato dato lo scorso maggio dal premier Mike Baird che ha precisato che i costi di gestione complessivi del CDS saranno finanziati dai produttori di bevande.
Saranno soggetti al deposito su cauzione di 10 centesimi di A$ i contenitori di bevande da 1,5 a 3 litri. La cauzione verrà restituita quando il contenitore verrà consegnato in uno dei diversi punti di raccolta che verranno installati tra centri di deposito, postazioni ambulanti e postazioni automatizzate (reverse vending machines).
Se consideriamo che il cauzionamento è già entrato in vigore in due stati: nel South Australia (dal 1977) e nel Northern Territory (dal 2012), quando si aggiungerà nel 2017 lo stato del Nuovo Galles del Sud, dove vive il 32% della popolazione australiana, saranno quattro australiani su dieci a vivere in uno stato coperto dal sistema.
Ma probabilmente la percentuale è destinata a crescere poiché anche lo stato del Queensland, dove risiede il 21% della popolazione australiana è propenso all’introduzione del cauzionamento. Il Liberal National Party ha infatti dichiarato che in caso di una sua rielezione introdurrà il sistema.
“Fornire alle persone un incentivo economico per fare la cosa giusta contribuirà a ridurre notevolmente i circa 160 milioni di contenitori di bevande abbandonati ogni anno“, ha detto il Premier Baird. continua>>
Gli appalti pubblici motore dell’Economia Circolare (giugno '16)
L’Olanda e Inghilterra sono i due paesi dove è partito nel 2013 REBus “Developing Resource Efficient Business Models”, un progetto finanziato dal programma Life + dell’Unione Europea allo scopo di aiutare imprese di tutte le dimensioni a sviluppare nuovi modelli imprenditoriali più sostenibili ed efficienti nell’uso delle risorse.
Il progetto si propone di creare un’evidenza sui modelli di economia circolare esistenti e di fornire supporto tecnico ed economico alle imprese che si mettono in gioco per attuare progetti pilota che dimostrino la fattibilità e la sostenibilità economica e ambientale di tali modelli.
Perchè serve un cambio di modello economico
I modelli attuali di business caratterizzati da una produzione lineare dove i prodotti realizzati con materie prime vergini devono durare poco per supportare nuove vendite, non sono più compatibili con lo stato di degrado dei sistemi naturali e l’avanzare del riscaldamento climatico. Diventa pertanto necessario adottare modelli imprenditoriali basati sull’uso efficiente delle risorse in cui il valore economico e ambientale dei beni immessi nel mercato non si perda dopo un singolo e breve utilizzo ma rimanga il più a lungo possibile in nuovi cicli economici. In parole povere per mantenere a lungo il valore economico di un prodotto, non c’è altra strada che progettarlo in modo che abbia una vita circolare che possa essere cioè riutilizzato, riparato, aggiornato e infine riciclato.
I modelli di business più efficaci e che maggiormente definiscono e caratterizzano l’economia circolare sono quelli basati sull’utilizzo dei servizi che un prodotto può offrire invece che sulla proprietà dei beni. Le esperienze in corso hanno dimostrato che quando i beni rimangono a capo del produttore ne guadagna la durabilità e la qualità dei prodotti, determinante nella fornitura di servizi. continua>>
La sovrapproduzione alimentare è il problema, più che i rifiuti alimentari (aprile '16)
I rifiuti alimentari e lo spreco di imballaggi sono un sintomo del problema che è la sovrapproduzione di cibo. Un’analisi di alcuni dati di fatto che arrivano da più fonti confermerebbe questa ipotesi e renderebbe necessario un diverso approccio del problema basato su un sistema produttivo agro-alimentare sostenibile che non produca più sprechi.
L’attenzione verso lo spreco di cibo definito definito recentemente da Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla Salute e alla sicurezza alimentare, una tragedia economica ed ambientale è aumentata. Grazie ad alcune iniziative europee di grande eco mediatico lo spreco alimentare viene visto per quello che è: una problematica globale che gioca un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni di gas serra.
E’ infatti l’attività agricola che ha l’impatto maggiore a livello di emissioni: con circa 6,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti, si posiziona al primo posto per emissioni di gas serra (pari al 20% delle emissioni del 2010) prima dei comparti dell’energia e dei trasporti . Secondo lo studio “Food Surplus and Its Climate Burdens” del Potsdam Institute for Climate Research (PIK) che per la prima volta fornisce le proiezioni complete dello spreco di cibo dei Paesi di tutto il mondo, calcola che solamente le emissioni correlate potrebbero arrivare al 2050 a 2,5 miliardi di tonnellate di Co2 equivalenti. (Un articolo di Regioni e Ambiente sullo studio si può leggere qui.)
Una follia se consideriamo che in Europa stiamo distruggendo la biodiversità con uno sfruttamento estremamente intensivo del territorio; tra insediamenti abitativi, infrastrutture e produzione industriale e agricola la percentuale di suolo sfruttato arriva all’80%. continua>>
Tre capitali e quattro governi del nord Europa si alleano per l’Economia Circolare (aprile '16)
Londra, Amsterdam e Copenhagen uniscono le forze per sviluppare insieme progetti improntati all’economia circolare.
L’impegno che ha contraddistinto le tre capitali europee nel portare avanti “progetti circolari” in vari ambiti ha portato a questa partnership internazionale che, sulla base delle best practice e competenze singolarmente maturate, potrebbe dare vita ad interessanti progetti innovativi di cui speriamo potervi dare presto conto.
Una città che promette di fare molto bene sotto il profilo della collaborazione è sicuramente Amsterdam, che, come vi abbiamo recentemente raccontato, ha già inserito l’economia circolare come parte integrante del suo programma di sostenibilità. Lo dimostra anche il premio di Capitale dell’innovazione 2016 (iCapital) assegnatole in questi giorni dalla Commissione Europea per il suo approccio olistico all’innovazione incoraggiato attraverso la creatività, il pragmatismo e la collaborazione.
Il primo progetto che coinvolgerà le tre capitali avrà come obiettivo lo sviluppo di un piano per incrementare la percentuale di recupero della plastiche nel rifiuto urbano. Diversi rapporti hanno recentemente denunciato la preoccupante situazione in cui versano mari ed oceani infestati da grandi quantità di plastica, al punto che in assenza di azioni globali intraprese dai governi, si arriverà in pochi anni ad avere nelle acque più plastica che pesce. In particolare il rapportoThe New Plastic EconomydellaEllen McArthur Foundationha quantificato in una cifra tra gli 80 e i 120 miliardi di dollari il danno economico derivante dall’attuale cattiva gestione della plastica.continua>>
Plastica unita contro il marine litter ma anche contro le sue soluzioni (marzo '16)
L’industria delle materie plastiche ancora si interroga su come ridurre l’inquinamento dei mari causato dalla dispersione di rifiuti. Perché non passare invece ai fatti sulla base dell’evidenza scientifica prodotta da diversi studi che, oltre a mappare e quantificare le esternalità negative dell’attuale gestione della plastica, forniscono allo stesso tempo delle soluzioni?
La lotta all’inquinamento marino – si legge su Polimerica.it – causato dalla dispersione incontrollata di rifiuti in ambiente, il cosiddetto marine litter, è stata al centro dell’edizione 2016 di PolyTalk, la conferenza organizzata ogni anno da PlasticsEurope, federazione europea dei produttori di materie plastiche, per affrontare i temi legati all’impatto ambientale dei materiali plastici. Con il titolo “Zero Plastics to the Oceans”, la conferenza ha riunito il 16 e 17 marzo scorso a Bruxelles 250 rappresentanti del mondo dell’industria, della politica, dei media, oltre ad associazioni non governative, scienziati e università, che hanno discusso sulle cause del marine litter e su come l’industria del settore può contribuire a mitigarne gli effetti.
Per fornire una piattaforma dove scambiare informazioni, buone pratiche e aggiornamenti sui progetti in corso, è stato lanciato proprio in occasione della conferenza il portale Marine Litter Solutions, un sito internet che riporta le iniziative condotte dalle oltre 60 associazioni delle materie plastiche di 134 paesi che nel 2011 hanno firmato la “Declaration of the Global Plastics Associations for Solutions on Marine Litter”. continua>>
Come un Ministero può accompagnare al meglio l’introduzione di un divieto (febbraio '16)
Dal primo gennaio di quest’anno in Olanda è entrata in vigore una legge che vieta a tutte le categorie del commercio di regalare ai clienti i classici sacchetti di plastica o bioplastica con manici. Il provvedimento è stato varato in recepimento della nuova direttiva UE per ridurre il consumo europeo dei sacchetti di plastica leggeri, con spessore inferiore ai 50 micron.
Interessati dal provvedimento sono i sacchetti di plastica, di bioplastica ma anche gli shopper di carta o juta con uno strato o rivestimento interno in plastica. Il consumo di sacchetti in plastica nei Paesi Bassi viene stimato, a seconda delle fonti, dai 3 ai 4 miliardi di pezzi.
A poche settimane dall’entrata in vigore della legge, il drastico calo del consumo di sacchetti avvenuto nel circuito della distribuzione organizzata, ha sostanzialmente confermato come realistica la percentuale di riduzione massima (77%) ipotizzata da uno studio effettuato dal Governo. Si va infatti dal 60% di sacchetti in meno distribuiti nei punti vendita della catena Kruidvat (benessere e cura del corpo), all’ 80% in meno registrato da HEMA, storica insegna che commercializza prodotti a marchio proprio dal settore alimentare a quello dell’abbigliamento, ai prodotti per la casa, ecc. continua>>
Biotech Trentino con Happy Frizz aderisce a Meno Rifiuti più Risorse (febbraio '16)
Biotech Trentino, azienda produttrice del Gasatore domestico a marchio Happy Frizz è la prima azienda che aderisce alla nostra iniziativa “Meno Rifiuti più Risorse in 10 mosse”.
Meno Rifiuti più Risorse è la nostra campagna a lungo termine che dal 2012 si rivolge alle aziende di beni di largo consumo e della distribuzione per chiedere un’offerta più sostenibile di beni e servizi.
. Per affrontare in modo efficace problematiche ambientali dai risvolti oramai drammatici come il riscaldamento climatico, l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la crescente produzione di rifiuti e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, bisogna puntare su un modello economico circolare in antitesi all’attuale modello lineare ( estraggo-produco-uso e getto/distruggo). L’economia tradizionale, basata sulla necessità di una crescita illimitata su un pianeta limitato e sulla disponibilità di risorse naturali illimitate a basso costo ha come caratteristica una scarsissima efficienza nell’uso delle risorse, sia che si parli di beni che di servizi. continua>>
Posticipato nelle Fiandre l’introduzione del deposito su cauzione (gennaio '16)
Nelle Fiandre i produttori di bevande e la grande distribuzione sono riusciti a convincere il ministro dell’Ambiente Joke Schauvliege a rimandare al 2018 l’entrata in vigore del deposito su cauzione su bottiglie e lattine. In cambio dovranno dimostrare al ministro che riusciranno a ridurre in modo drastico l’abbandono di tali rifiuti nell’ambiente. Allo scopo metteranno sul tavolo quasi dieci milioni di euro all’anno da impiegare in misure di prevenzione e di contrasto al fenomeno sul territorio.
Si stima che nelle Fiandre ogni anno vengano raccolti rifiuti abbandonati o conferiti impropriamente nei cestini stradali per circa 17.500 tonnellate (dato 2013) con un costo di oltre 60 milioni di euro di cui il 90% ricade sui Comuni e enti sovracomunali e per il 10% da altre agenzie governative. Circa 2,7 kg per ogni abitante e con un costo pro capite di 9,60 eur.
Il 40% di questi rifiuti è costituito da bottiglie e lattine. Il ministro ha incaricato OVAM, l’agenzia pubblica per la gestione dei rifiuti di produrre uno studio per valutare l’impatto relativo all’introduzione di un sistema di cauzionamento per bottiglie e lattine. continua>>
Imballaggi dispersi nell’ambiente: la soluzione c’è ma non piace all’industria del beverage (dicembre '15)
Con il 2016 entrano in azione volontari in 39 Comuni in Olanda per contrastare l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente. Eppure la soluzione per ridurre drasticamente la percentuale della componente imballaggi c’è, si chiama deposito su cauzione.
Si stima che ogni anno nei Paesi Bassi vengano abbandonati in luoghi urbani o in natura circa 50.000 tonnellate di rifiuti, per lo più imballaggi. Una quantità sufficiente da riempire circa 500 tir. Secondo i dati forniti dall’associazione ambientalista Stichting Natuur en Milieu (Fondazione Ambiente e Natura) circa 15.000 tonnellate di questi rifiuti sono costituite da lattine e bottigliette di plastica che, se accatastate formerebbero una torre alta 20.000 chilometri. Lattine e bottigliette costituiscono il 30% del volume dei rifiuti abbandonati e i contenitori di bevande in genere arrivano a determinare il 50% del volume totale. Come si può vedere dall’immagine seguente un’analisi del rifiuto disperso nell’ambiente, effettuata in Olanda, ha dato i seguenti esiti: Contenitori di bevande = 50%_Altro tipo di packaging =20%_Plastica =8%_Involucri dolciumi e snack =1%_Resti cibo = 1%_Non specificato = 4%_Carta = 5%_Metallo = 1%_Contenitori cibo da asporto= 10%. continua>>
Deposito su cauzione = economia circolare (dicembre '15)
Il deposito su cauzione applicato alla gestione degli imballaggi è una prerogativa per un’economia più circolare nella quale materiali e prodotti vengono riutilizzati in cicli chiusi su grande scala, e quindi il rifiuto si elimina.
Il deposito su cauzione per bottiglie e lattine, in vigore solamente in una minoranza di stati, si è dimostrato come l’unico sistema in grado di prevenire l’abbandono degli imballaggi nell’ambiente e di garantire percentuali di riciclo che superano il 90% dell’immesso al consumo.
Il cauzionamento è lo strumento che garantisce la circolarità del ciclo di vita di materiali pregiati come plastica, vetro e alluminio di cui sono costituti i contenitori di bevande poiché evita che essi finiscano sprecati in discariche, inceneritori, o ancora peggio dispersi nell’ambiente. Le partite di imballaggi che provengono dai sistemi di cauzionamento garantiscono inoltre un approvvigionamento costante e di ottima qualità ai riciclatori, in antitesi alle partite, spesso contaminate e soggette a scarti, che arrivano da raccolte differenziate mal fatte.
Con una futura popolazione mondiale di 9 miliardi di persone tutti gli scarti di prodotti e sprechi di materia vanno evitati in modo che il valore possa rimanere nei cicli economici il più a lungo possibile. continua>>
Plastica in mare: la soluzione è un diverso modello produttivo (dicembre '15)
Si deve principalmente a cinque nazioni l’immissione di circa otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nell’oceano ogni anno. La quantità di rifiuti di plastica che finisce in mari ed oceani ha da tempo raggiunto alti livelli di criticità ma se si continua con i ritmi attuali si arriverebbe ad un quasi raddoppio entro il 2025: 250 milioni di tonnellate con una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesce.
L’associazione Ocean Conservancy ha presentato recentemente un rapporto articolato dall’eloquente titolo: Arginare la marea di rifiuti: strategie sulla terraferma per un oceano senza plastica (Stemming the Tide: Land-based strategies for a plastic-free ocean ) prodotto in collaborazione con il McKinsey Center for Business and Environment.
Lo studio, primo nel suo genere, indica quali soluzioni nel breve, medio e lungo termine possano determinare importanti riduzioni dei rifiuti di plastica in mare partendo da una loro attuazione nei cinque paesi che ne detengono una maggiore responsabilità.
A nazioni come Cina, Indonesia, Filippine, Vietnam e Tailandia viene infatti imputata l’immissione di una percentuale tra il 55 e 60% della plastica dispersa in mare a livello globale. continua>>
Francia: la terza rivoluzione industriale continua al Nord (novembre '15)
Nella regione francese del Nord – Passo di Calais e Piccardia che maggiormente ha incarnato un modello di sviluppo insostenibile, è partita da qualche tempo la Terza Rivoluzione Industriale,TRI ( Troisième Révolution Industrielle).
La regione ha affidato all’economista americano Jeremy Rifkin qualche anno fa e per la prima volta in assoluto, un “master plan” per diventare una regione pilota della transizione energetica e industriale. L’idea che aveva inizialmente destato un certo scalpore ha preso forma mese dopo mese sino ad arrivare ad oggi.
“La terza rivoluzione industriale non è una soluzione per tutti i mali, ma una prospettiva reale per la regione“, ha affermato Philippe Vasseur, ex ministro dell’Agricoltura del governo Chirac. L’approccio di Vasseur attualmente presidente della Camera di Commercio e dell’industria CCI Nord de France, uno dei protagonisti del progetto gestito insieme al Consiglio Regionale, è stato da sempre volutamente pragmatico. La vasta regione che conta la metà delle aree industriali dismesse del paese, cicatrici del passato industriale ed estrattivo, ha intrapreso un percorso di riscatto attraverso l’esecuzione di un piano che racchiude in sè un cambiamento di paradigma tutt’altro che semplice. Le risposte al problema occupazionale causato dalla chiusura di grandi aziende come Continental o Goodyear richiede ampie collaborazioni e interventi del pubblico e privato. continua>>
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